Un recente caso ha fatto luce su una vicenda inaccettabile che ha coinvolto un agente di polizia penitenziaria. L’uomo è stato sottoposto a un test per verificare il suo orientamento sessuale, in violazione dei suoi diritti fondamentali e della sua dignità. Il Ministero della Giustizia è stato condannato a risarcire l’agente per il danno morale subito.
I fatti
Nel 2021, un agente di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Vercelli è stato sottoposto a un esame psichiatrico con l’obiettivo di verificare il suo orientamento sessuale. La disposizione era stata data dai suoi superiori a seguito di alcune false accuse di molestie avanzate da due detenuti.
L’esame, che si è rivelato del tutto inutile e lesivo della dignità dell’agente, non ha trovato alcuna prova a sostegno delle accuse. L’agente, oltre al danno morale, ha subito anche un pregiudizio professionale, essendo stato trasferito in un altro carcere.
La sentenza
Il Tar Piemonte ha accolto il ricorso dell’agente e ha condannato il Ministero della Giustizia al risarcimento del danno morale per la somma di 10.000 euro. La sentenza ha sottolineato l’illegittimità del test, definendolo come una grave violazione dei diritti fondamentali dell’agente.
Un monito per il futuro
Questo caso rappresenta un monito importante per il Ministero della Giustizia e per tutte le istituzioni. È inaccettabile che simili discriminazioni avvengano ancora oggi, e che la dignità delle persone venga calpestata in questo modo.
La tutela dei diritti delle persone LGBTQ+ deve essere una priorità per tutte le istituzioni, e ogni forma di discriminazione deve essere combattuta con fermezza.